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                                                                                                                                                                           Disegno realizzato da Giuliano Rita

 

 

  

AVERE UN FIGLIO CON BES

(tratto da un articolo di Cinzia Parmi)

 

Essere genitore oggi non è certo semplice: fra i salti mortali per riuscire a portare il bambino a scuola e arrivare al lavoro in tempo; i mille corsi pomeridiani…è difficile star dietro a tutto quello che circonda la crescita di un figlio.

Man mano che le varie realtà si fanno avanti, si prende confidenza con le diverse sfaccettature di ogni situazione: se il bimbo sta male, si scopre che il genitore ha diritto a dei giorni di permesso dal lavoro, se il bambino vuole imparare a nuotare occorre sottoporlo a una visita medica con elettrocardiogramma… e se il ragazzo presenta particolari problematicità a scuola è un BES.

Prima che le maestre diano questa comunicazione alla famiglia, molti genitori non sanno nemmeno che, dal 2012, anche in Italia c’è una normativa che regolamenta i Bisogni Educativi Speciali, meglio noti come BES.

E la prima e naturale reazione alla scoperta che questa realtà riguarda il proprio figlio è chiedersi quali siano i problemi del bambino, se lui sia diverso dagli altri e – se sì – in che cosa.

Non è semplice gestire la cosa: da una parte c’è la componente emotiva, il chiedersi in cosa si abbia fallito e l’esaminarsi la coscienza, dall’altra c’è la non conoscenza della materia che ci mette ancora più in difficoltà. Dai tempi in cui si andava a scuola all’età adulta sono cambiate molte cose, ma di certo rimane saldo il principio per cui si ha sempre timore di quello che non si conosce. E se non si conoscono i BES, inutile negare, che ci fanno un po’ paura.

L’istinto comune a gran parte della nostra società è quello di iniziare a cercare informazioni in rete su cosa sia un BES e perché abbia bisogno di un PDP, ma anche in cosa è diverso da un DSA… internet, lo sappiamo, non sempre è l’oracolo che vorremmo e, spesso, ci propone risultati che ci confondono le idee più di quanto pensassimo.

Chiarendo le idee e imparando terminologie e figure che fino a pochi giorni prima erano completamente ignote, il mondo dei BES appare sotto una nuova luce: il mal di pancia della mattina non era un capriccio, ma un segnale che qualcosa non andava; quell'irrequietezza a scuola non era solo un volersi mettere in mostra, ma la spia che la separazione stava lasciando una traccia sul bambino…

Un disagio temporaneo e non patologico, dunque, caratterizza il BES e per superare serenamente questo delicato momento, scuola e famiglia devono venirsi incontro e collaborare per il bene comune che condividono: il benessere e la serenità del bambino.

mamma e figlio       

“Noi siamo in primo luogo i genitori dei nostri figli e dobbiamo cercare di vivere con loro del tempo di qualità. Avere e crescere un figlio con BES può essere una bella sfida e se presa nel verso giusto ci porterà a scoprire un mondo nuovo fatto di tanta creatività e ingegno”.

 

 

 

BAMBINI CON BISOGNI SPECIALI

FIGLI DOLCEMENTE COMPLICATI

 COME POSSIAMO AIUTARLI