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                                                                                                                                                                           Disegno realizzato da Giuliano Rita

Cos’è il QCER o CEFR (http://www.languagepoint.eu/)

 

Il QCER (Quadro Comune Europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue) o CEFR (Common European Framework of Reference for Languages) costituisce una linea guida utile per descrivere le abilità linguistiche raggiunte da chi studia una lingua straniera europea, a conferma del livello di riferimento di un insegnamento linguistico negli ambiti più diversi.

Messo a punto tra il 1989 e il 1996 dal Consiglio d’Europa, come parte principale del progetto Language Learning for European Citizenship, ha lo scopo di confermare la procedura di metodo per accertare le conoscenze e trasmetterle e viene applicato a tutte le lingue europee. Una risoluzione del Consiglio d’Europa nel 2011 raccomandò di utilizzare il QCER per costruire sistemi di validazione dell’abilità linguistica.

Il QCER si articola in 6 livelli di riferimento: A1, A2, B1, B2, C1 e C2, ormai diffusamente accettati quali parametri per valutare il livello di competenza linguistica individuale; la maggior parte degli enti certificatori delle varie lingue europee ha ormai completato il passaggio alle nuove denominazioni dei livelli di conoscenza linguistica per le certificazioni da essi rilasciate o, in alternativa, forniscono tabelle di conversione tra le denominazione dei propri livelli e quelle standard del Quadro Comune di Riferimento Europeo. Anche alcuni enti certificatori di paesi extraeuropei hanno già avviato progetti pilota di armonizzazione dei propri livelli linguistici con quelli del QCER.

 

Livelli

A1 – Livello base

Comprende e usa espressioni di uso quotidiano e frasi basilari tese a soddisfare bisogni di tipo concreto. Sa presentare se stesso/a e gli altri ed è in grado di fare domande e rispondere su particolari personali come: dove abita, le persone che conosce e le cose che possiede. Interagisce in modo semplice, purché l’altra persona parli lentamente e chiaramente e sia disposta a collaborare.

 

A2 – Livello elementare

Comprende frasi ed espressioni usate frequentemente relative ad ambiti di immediata rilevanza (es. informazioni personali e familiari di base, fare la spesa, la geografia locale, l’occupazione). Comunica in attività semplici e di abitudine che richiedono un semplice scambio di informazioni su argomenti familiari e comuni. Sa descrivere in termini semplici aspetti della sua vita, dell’ambiente circostante; sa esprimere bisogni immediati.

 

B1 – Livello pre-intermedio o “di soglia”

Comprende i punti chiave di argomenti familiari che riguardano la scuola, il tempo libero ecc. Sa muoversi con disinvoltura in situazioni che possono verificarsi mentre viaggia nel paese di cui parla la lingua. È in grado di produrre un testo semplice relativo ad argomenti che siano familiari o di interesse personale. È in grado di esprimere esperienze ed avvenimenti, sogni, speranze e ambizioni e di spiegare brevemente le ragioni delle sue opinioni e dei suoi progetti.

 

B2 – Livello intermedio

Comprende le idee principali di testi complessi su argomenti sia concreti che astratti, comprese le discussioni tecniche sul suo campo di specializzazione. È in grado di interagire con una certa scioltezza e spontaneità che rendono possibile una interazione naturale con i parlanti nativi senza sforzo per l’interlocutore. Sa produrre un testo chiaro e dettagliato su un’ampia gamma di argomenti e spiegare un punto di vista su un argomento fornendo i pro e i contro delle varie opzioni.

 

 

C1 – Livello post-intermedio o “di efficienza autonoma”

Comprende un’ampia gamma di testi complessi e lunghi e ne sa riconoscere il significato implicito. Si esprime con scioltezza e naturalezza. Usa la lingua in modo flessibile ed efficace per scopi sociali, professionali ed accademici. Riesce a produrre testi chiari, ben costruiti, dettagliati su argomenti complessi, mostrando un sicuro controllo della struttura testuale, dei connettori e degli elementi di coesione.

 

C2 – Livello avanzato o di padronanza della lingua in situazioni complesse

Comprende con facilità praticamente tutto ciò che sente e legge. Sa riassumere informazioni provenienti da diverse fonti sia parlate che scritte, ristrutturando gli argomenti in una presentazione coerente. Sa esprimersi spontaneamente, in modo molto scorrevole e preciso, individuando le più sottili sfumature di significato in situazioni complesse.

 

I descrittori sopra riportati trovano riferimento e impiego in ogni lingua parlata in Europa e sono tradotti in ogni lingua.

 

 

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Alunni stranieri con bisogni educativi speciali

 

L’espressione “bisogni educativi speciali” è entrata nel linguaggio scolastico con l’emanazione della Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012: Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica. La Direttiva stessa chiarisce cosa debba intendersi con l’acronimo BES: “L’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse.”

         I bisogni educativi speciali (Special Educational Needs), dunque, riguardano moltissimi alunni che, per motivi diversi e in determinati momenti, necessitano di una personalizzazione dell’insegnamento cioè di un piano didattico progettato appositamente per rispondere a specifiche esigenze.

Il testo appena citato indica, tra questi, gli allievi che presentano difficoltà derivanti dalla scarsa o insufficiente conoscenza della lingua italiana.

Da qualche decennio le classi scolastiche sono diventate sempre più eterogenee dal punto di vista culturale e, se è vero che gli alunni e studenti di seconda generazione sono quasi la metà di tutti gli stranieri frequentanti i vari ordini di scuola sul territorio nazionale, è altrettanto vero che sono molti gli alunni NAI, cioè neo arrivati in Italia (spesso nel corso dell’anno scolastico), bambini e ragazzi ai quali va rivolta un’attenzione particolare affinché possano integrarsi e giungere gradualmente alla partecipazione al curricolo comune. Il loro bisogno educativo speciale è di essere aiutati a compiere un percorso di integrazione in cui è di importanza primaria la conoscenza della lingua italiana che, per un alunno non italofono, è una seconda lingua.

Il Quadro Comune Europeo di Riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER; in inglese CEFR: Common European Framework of Reference for Languages) è un sistema descrittivo impiegato per valutare le capacità di chi studia una lingua europea e per indicare il livello di un insegnamento linguistico in ambiti diversi. Prevede sei livelli di competenza: A1, A2, B1, B2, C1, C2 e tre livelli intermedi: A2+, B1+, B2+, utilizzati in tutta Europa e in altri continenti come parametri per fornire agli insegnanti di lingua un modello di riferimento per la preparazione di materiali didattici e per la valutazione delle conoscenze linguistiche.

I descrittori del QCER sono uno strumento indispensabile per delineare le varie fasi del percorso personale di un alunno NAI, che potrebbe essere così schematizzato:

AVVIO (A0 - A1)

Italiano per comunicare,

lettura/scrittura (italbase).

Approccio figurativo-didascalico alle discipline.

FASE PONTE (A2 - B1)

Italiano per studiare (italstudio).

Selezione e riduzione dei contenuti disciplinari. Testi “semplici”.

Glossari in L1.

PARTECIPAZIONE AL

CURRICOLO COMUNE (B2)

Facilitazione sui testi di studio delle varie discipline.

     

 

Entrando nel merito delle strategie operative e della pratica didattica, percorsi e obiettivi devono essere delineati, in tutte e tre le fasi, tenendo in particolare considerazione:

  • L’attenzione alla relazione, promuovendo nella classe e nella scuola un clima di apertura e di dialogo;
  • L’attenzione ai saperi, attraverso l’impegno interculturale nell’insegnamento disciplinare e interdisciplinare;
  • L’attenzione all’interazione e allo scambio, progettando interventi integrativi anche con il contributo di Istituzioni e Enti del territorio;
  • L’attenzione all’integrazione, alla luce del rispetto e dello scambio culturale.

 

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Identità ciò che siamo non l’abbiamo ereditato per nascita ma dipende soprattutto dai rapporti che instauriamo con gli altri.

 

Cultura - Ogni cultura è una visione della realtà, condizionata dal contesto e dalla storia. Ogni cultura è un punto di vista sulla realtà: non può mai pretendere di essere globale, perché un punto di vista è parziale per definizione. In altre parole, si può dire che ogni cultura vede tutta la realtà, ma in modo parziale.

Accoglienza è l’atteggiamento più idoneo per porsi di fronte a una cultura “altra”. Presuppone il riconoscimento delle differenze come valore.

Reciprocità nasce dalla coesistenza nello stesso spazio sociale ma l’indirizzo che assumerà nel tempo dipende da noi.

Dialogo quello interculturale è fondato sulla comprensione reciproca fra individui e gruppi che hanno riferimenti culturali diversi.

Integrazione è un progetto che può realizzarsi solo se tutti contribuiscono: stranieri e autoctoni.

Decentramento cognitivo è la capacità di superare la prospettiva egocentrica per pensare se stessi “stranieri all'altro”.

Pregiudizio è il modo di giudicare senza mai porsi il dubbio di non essere dalla parte del giusto. La  scuola può fare molto per evitare che si generi.

 

 

 

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