Con un comunicato stampa l’Agenzia delle Entrate informa i cittadini delle nuove regole inerenti la residenza fiscale e il domicilio.
Seguire le regole significa evitare problemi con il Fisco ma non sempre si riesce a tener conto di ogni aggiornamento o delle nuove direttive. Bisogna fare molta attenzione e allontanare il rischio di accertamenti fiscali.
Tra i compiti istituzionali dell’Agenzia delle Entrate c’è l’attività di monitoraggio del corretto adempimento degli obblighi da parte dei contribuenti. L’ente ha l’obiettivo di contrastare i fenomeni evasivi ed elusivi spronando all’adempimento spontaneo del cittadino tramite effetti dissuasivi che stimolino alla massima adesione immediata. Per verificare che gli obblighi siano ottemperati il Fisco dispone di numerosi strumenti di controllo. Utilizza anche l’Intelligenza Artificiale per una migliore identificazione di soggetti a rischio o con irregolarità da risolvere.
Algoritmi e dati di banche dati a disposizione hanno permesso di intensificare il monitoraggio dei contribuenti negli ultimi anni anche se alcune misure sono sembrate eccessive e di conseguenza bloccate come il redditometro, definito un “Grande Fratello” eccessivamente spione. Il Fisco controlla tante informazioni. Conti correnti, versamenti, bonifici, tasse, dichiarazioni dei redditi, residenze e domicili fiscali. A tal proposito c’è un importante aggiornamento da conoscere per evitare di finire nel mirino dell’Agenzia delle Entrate.
La normativa stabilisce che sono residenti in Italia le persone fisiche che hanno il domicilio nei confini dello Stato per la maggior parte dell’anno. Si presume, dunque, che sviluppino relazioni personali e familiari soprattutto nella nostra nazione. Il 4 novembre l’AdE ha pubblicato la circolare numero 20/E per illustrare le conseguenze delle modifiche introdotte dal DL Fiscalità internazionale in relazione alla residenza fiscale delle persone fisiche, società ed enti. Le nuove regole sono in vigore già nel 2024.
Ad essere modificato il concetto di domicilio. Viene riconosciuta la prevalenza delle relazioni personali e familiari rispetto quelle economiche tenendo comunque conto di eventuali disposizioni presenti nelle Convenzioni contro le doppie imposizioni. Le modifiche portano ad intendere la semplice presenza sul territorio italiano per la maggior parte del periodo d’imposta (183 giorni in un anno o 184 giorni negli anni bisestili) per configurare la residenza fiscale nella nostra nazione. Sono incluse anche le frazioni di giorno.
Altra puntualizzazione su chi lavora in smart working in Italia per la maggior parte del periodo d’imposta. Viene considerato fiscalmente residente nel nostro Paese. Inoltre, a seguito delle modifiche, l’iscrizione nell’anagrafe della popolazione residente diventa presunzione relativa e non più assoluta di residenza fiscale in Italia. Significa che ha valore a condizione che non si presenti prova contraria. Cosa cambia, invece, per le società e gli enti in seguito alle modifiche? Sono considerati residenti le società e gli enti che hanno in Italia la sede legale o la sede di direzione effettiva oppure la gestione ordinaria in via principale per la maggior parte dell’anno. Tre criteri, dunque, che hanno come conseguenza la residenza nella nostra nazione.
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