La pensione con 20 anni di contributi si può raggiungere tramite diversi scivoli pensionistici. Scopriamoli per capire quando lasciare il lavoro.
Il sistema previdenziale italiano raccoglie varie forme di pensionamento che prevedono la soddisfazione di requisiti contributivi e/o anagrafici. Vediamo in quali modo è concesso lasciare il mondo del lavoro con venti anni di contribuzione.
Venti anni di contributi sono tanti o pochi? Sicuramente in alcuni casi sono sufficienti per andare in pensione ma certamente non garantiranno un importo dell’assegno sufficientemente alto per togliersi qualsiasi sfizio. Specialmente per chi rientra nel calcolo contributivo venti anni basteranno a mala pena per vivere dignitosamente a fronte di uno stipendio medio-alto. L’obiettivo, dunque, dovrà essere quello di puntare al massimo numero di contributi possibili prima di fare domanda di pensionamento. Avere una lunga carriera lavorativa alle spalle, però, non è così semplice soprattutto oggi con la precarietà, gli anni universitari e la fatica di entrare nel mondo del lavoro.
Capita e potrà capitare sempre più frequentemente che si raggiungano a malapena questi 20 anni di contribuzione. Come e quando andare in pensione? Tutti sanno che sono sufficienti per la misura unica e universale, la pensione di vecchiaia. Pilastro del sistema previdenziale permette il pensionamento al compimento dei 67 anni di età fino al 2026. Poi si prevedono incrementi annuali legati all’aumento della speranza di vita tanto che si ipotizza che i quarantenni di oggi dovranno attende i 69 anni circa per la pensione.
Studiamo le combinazioni di pensionamento con 20 anni di contributi
Un secondo scivolo destinato ad una ridotta platea di beneficiari è la pensione anticipata contributiva. Si raggiunge al compimento dei 64 anni di età e avendo maturato 20 anni di contributi ma a condizione che il primo versamento sia successivo al 31 dicembre 1995, Bisognerà rientrare nel sistema di calcolo contributivo, dunque, per avere accesso a questa misura.
Altra condizione è aver maturato un assegno pensionistico pari almeno a 3 volte l’assegno sociale. Questo limite minimo è stato introdotto con la Legge di Bilancio 2024. Vale per i lavoratori e le lavoratrici senza figli. Per le lavoratrici con un figlio, invece, la soglia da superare è 2,8 volte l’assegno minimo (ricordiamo che nel 2024 è di 534,41 euro) mentre per le donne con due o più figli è di 2,6 volte il trattamento minimo. Tali condizioni rendono impossibile per tante persone utilizzare la pensione anticipata contributiva.
Avere un assegno pensionistico di 1.603,23 euro è un obiettivo impossibile per molti lavoratori soprattutto con soli 20 anni di contributi. C’è di più, per la prima volta la Manovra 2024 ha introdotto una finestra di decorrenza di tre mesi (periodo di tempo che intercorre tra il raggiungimento dei requisiti e l’erogazione del primo rateo pensionistico) e fissato l’importo massimo dell’assegno a cinque volte il minimo fino alla maturazione dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia (ossia fino al compimento dei 67 anni).
Chi non soddisfa tutte le condizioni descritte pur avendo 20 anni di contribuzione non potrà andare in pensione a 64 anni. Rimane la pensione di vecchiaia a 67 anni. Tutti gli altri scivoli pensionistici richiedono un numero di contributi superiore a venti a meno che non si considerino le tre deroghe amato (15 anni di contributi), la pensione di vecchiaia a 71 anni (cinque anni di contributi) e la pensione di vecchiaia per invalidi all’80% (venti anni di contributi).