Prepariamoci ad iniziare il 2025 con il piede “storto” per quanto riguarda le pensioni: due pessime notizie ci aspettano al varco.
Se per quanto riguarda le pensioni il 2024 è stato, tutto sommato, un buon anno caratterizzato da una rivalutazione degli assegni del 5,4%, il 2025 non sarà altrettanto benevolo. Teniamoci pronti a due nuove stangate che colpiranno sia chi in pensione c’è già sia chi si appresta ad uscire dal lavoro.
La manovra di Bilancio 2025 introdurrà novità che, purtroppo, non andranno a vantaggio dei contribuenti. Le pensioni, del resto, sono sempre il nodo più difficile da sciogliere, la sfida più grande da affrontare, il “banco di prova” per qualunque Governo in carica a prescindere dal colore politico.
L’Esecutivo di Giorgia Meloni, quest’anno, era chiamato a giocare la sua partita con solo 20 miliardi di euro circa a disposizione: troppo pochi per una manovra di Bilancio che prevedeva anche la riconferma di misure importanti come il taglio del cuneo fiscale e l’abbassamento delle aliquote Irpef.
Solo la riconferma del taglio del cuneo fiscale è costata allo Stato 10 miliardi. Si sperava nell’arrivo di almeno 2,5 miliardi di euro grazie al concordato preventivo per le Partite Iva ma questo strumento non ha ottenuto il successo auspicato. Per far quadrare i conti qualcosa doveva essere “sacrificato” e le penalizzazioni più grandi, il prossimo anno, riguarderanno proprio le pensioni.
Pensioni 2025: ecco cosa cambierà
Due nuove stangate ci attendono all’ingresso del 2025 e non saranno cose di poco conto. Le brutte notizie riguarderanno sia chi in pensione c’è già sia chi ci andrà proprio il prossimo anno. Vediamo, nei dettagli, che cosa sta per succedere.
Partiamo dalla prima brutta notizia che colpirà coloro che in pensione ci sono già: nel 2025 – ormai è ufficiale – la rivalutazione delle pensioni sarà solo dello 0,8%. Tradotto in “pecunia” significa che le pensioni minime che oggi corrispondono a 614 euro, da gennaio 2025 saliranno a 616 euro: appena 2 euro in più al mese.
E si badi bene: questa percentuale di rivalutazione dello 0,8% sarò applicata solo alle pensioni più basse. Gli assegni più alti saranno rivalutati ancora meno e l’aumento mensile sarà, quindi, di qualche centesimo di euro. La situazione appare drammatica se si considera il costo della vita in Italia e il fatto che i rialzi hanno colpito soprattutto beni di prima necessità come i generi alimentari.
Ma le cattive notizie non arrivano mai da sole e, quindi, ecco la seconda stangata che, questa volta, però, riguarderà coloro che si appresteranno ad uscire dal lavoro proprio nel 2025: a parità di età, contributi e stipendio, chi andrà in pensione nel 2025 avrà un assegno Inps più basso rispetto a chi ci è andato nel 2024. La ragione è piuttosto semplice: sono stati abbassati i coefficienti di trasformazione.
Il coefficiente di trasformazione è un numero che viene associato all’età in cui una persona va in pensione. Esso viene moltiplicato per l’insieme dei contributi che un lavoratore ha versato e dal risultato di questa moltiplicazione ne deriva l’importo dell’assegno previdenziale che il soggetto riceverà. Naturalmente se il coefficiente di trasformazione è più basso, sarà più basso anche l’esito della moltiplicazione e, quindi, l’importo dell’assegno.