In Italia si può andare in pensione a 62 anni di età e con 35 anni di contributi maturati a condizioni che si rispettino altre condizioni.
Lasciare il mondo del lavoro con 5 anni di anticipo rispetto la pensione di vecchiaia è possibile ma rispettando alcuni requisiti piuttosto restrittivi. Curiosi di sapere se anche voi potete richiedere subito il pensionamento?
Il sistema di pensionamento italiano ha come elemento chiave i contributi. Solo raggiungendo determinati traguardi contributivi si potrà andare in pensione. L’età anagrafica, invece, non sempre è un requisito da soddisfare. La pensione per i precoci, ad esempio, richiede unicamente 41 anni di contributi e l’appartenenza ad una delle quattro categorie dell’APE Sociale (Caregivers, invalidi al 74%, disoccupati e addetti alle mansioni gravose) più un anno di contribuzione versato prima del compimento dei 19 anni.
Anche la pensione anticipata ordinaria ha come condizione unicamente il raggiungimento di 42 anni e dieci mesi di contributi o un anno in meno per le donne. Altri scivoli noti, invece, richiedono la soddisfazione sia di un requisito anagrafico che contributivo. La pensione anticipata contributiva prevede 64 anni di età e venti anni di contributi mentre Quota 103 permette il pensionamento con 62 anni di età e 41 di contributi. Ecco che abbiamo trovato uno scivolo con cui lasciare il mondo del lavoro cinque anni in anticipo rispetto la pensione di vecchiaia (67 anni di età). Ma se si hanno solo 35 anni di contributi si hanno alternative?
In pensione con 35 anni di contributi a 62 anni
Lo scivolo che garantisce la pensione cinque anni prima dei 67 anni e con meno contributi rispetto la maggior parte delle pensioni anticipate (solo l’APE Sociale richiede minore contribuzione ossia 30 anni per i caregiver, gli invalidi e i disoccupati) è Opzione Donna. Sono le lavoratrici, dunque, a poter approfittare di questa opportunità ma non tutte.
La misura, infatti, è stata ridimensionata nel 2024 limitando la platea delle beneficiarie alle caregiver da almeno sei mesi, alle invalide con percentuale minima del 74% e alle disoccupate/impiegate in aziende in stato di crisi. Queste donne possono lasciare il mondo del lavoro con 35 anni di contributi a partire dai 59 anni di età. Nello specifico bastano 59 anni se si hanno due o più figli, 60 anni se si ha un solo figlio e 61 anni se non si hanno figli. Condizione necessaria è accettare il sistema di calcolo contributivo della pensione anche se si hanno contributi maturati prima del 1996.
Significa, dunque, acconsentire ad un taglio dell’assegno pensionistico che potrebbe arrivare anche al 30% se si dovessero avere tanti anni di contributi maturati al 31 dicembre 1995. Il calcolo contributivo, infatti, è quello più svantaggioso tra i tre vigenti (gli altri due sono il sistema retributivo che andrà via via scomparendo e il sistema misto). Opzione Donna, poi, ha delle lunghe finestre di decorrenza – periodo che passa tra la maturazione dei requisiti e l’erogazione del primo rateo pensionistico. Parliamo di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per le autonome.
Un’ultima caratteristica di Opzione Donna è la cristallizzazione del diritto. Significa che se anche la misura dovesse essere cancellata, una volta maturati i requisiti si potrà comunque andare in pensione negli anni successivi. Questo è molto importante per chi ha raggiunto i requisiti di pensionamento quando ancora non c’erano le restrizioni delle categorie. Qualsiasi lavoratrice che al 31 dicembre 2021 aveva già compiuto 58 anni e maturato 35 anni di contributi potrà andare in pensione nel 2025 a 62 anni.