Non basta l’età, servono anche altri numeri “giusti” per una pensione degna di questo nome: ecco cosa ci aspetta davvero.
Per molti lavoratori, carte alla mano, raggiungere i 20 anni di contributi è un traguardo sufficiente per garantirsi la tanto ambita pensione. Tuttavia, la realtà è più complessa di quanto sembri: il diritto a una pensione con due decenni di versamenti dipende non solo dai requisiti contributivi, ma anche da quelli anagrafici e dall’importo minimo dell’assegno. Vediamo più nel dettaglio tutto quel che c’è da sapetre al riguardo.
Il primo elemento da considerare, come accennato, è l’età: in generale, occorre aver compiuto almeno 67 anni per accedere alla pensione di vecchiaia con 20 anni di contributi, ma solo se si rientra nel sistema misto o retributivo, ovvero se si è iniziato a versare contributi prima del 1° gennaio 1996. Per chi è entrato nel mercato del lavoro dopo questa data, le regole si fanno più stringenti: l’assegno mensile deve essere pari ad almeno 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale, che nel 2025 è fissato a 520 euro. In altre parole, per avere diritto alla pensione a 67 anni, occorre maturare un assegno di almeno 780 euro al mese. E non è tutto.
L’importo della pensione varia naturalmente in base al sistema pensionistico applicato (retributivo, contributivo o misto) e alle retribuzioni percepite durante la vita lavorativa. Ecco alcune simulazioni utili per capire meglio le cifre in ballo.
Per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, invece, il sistema misto garantisce importi leggermente più alti, poiché tiene conto anche delle retribuzioni degli ultimi anni di lavoro. Tuttavia, l’importo resta modesto e raramente sufficiente a mantenere un buon tenore di vita. Programmare il futuro con congruo anticipo è essenziale, in quanto 20 anni di contributi non garantiscono automaticamente una pensione adeguata. Per chi desidera mantenere uno stile di vita dignitoso, la sottoscrizione di un piano previdenziale integrativo è quasi indispensabile. Soluzioni come i fondi pensione complementari possono fare la differenza, consentendo di integrare l’assegno statale e di affrontare la vita da pensionati con maggiore sicurezza e serenità.
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