Mai superare la scadenza dei Buoni Postali, si potrebbe dover dire addio a capitale e interessi. Vediamo in quali tasche finirebbero i vostri soldi.
I Buoni Fruttiferi di Poste Italiane sono uno strumento di risparmio garantito dallo Stato italiano scelto da milioni di famiglie rappresentando un investimento sicuro e godendo della tassazione agevolata del 12,50%.
Quando si parla di investimenti non si deve necessariamente pensare a speculazioni che potrebbero comportare la perdita del capitale. Sicuramente maggiori saranno i rischi più alti saranno i guadagni – questa è una legge dei mercati finanziari – ma i piccoli risparmiatori possono comunque investire soldi per farli crescere nel tempo evitando brutte sorprese. Lasciamo il trading online a chi si intende di mercati finanziari e accetta grandi rischi. Puntiamo, invece, su strumenti più sicuri come i Buoni Fruttiferi di Poste Italiane. Questi hanno la garanzia dello Stato italiano.
Alla scadenza il titolare del Buono recupererà il capitale iniziale più gli interessi accumulati nel corso del tempo. I rendimenti certo non sono altissimi ma comunque si contrasterà l’inflazione e si eviterà la perdita del potere di acquisto dei propri risparmi accumulati e fermi sul conto corrente. La tassazione agevolata al 12,50% è un altro vantaggio da considerare insieme all’assenza di costi di sottoscrizione e di gestione. C’è di più, nel 2025 i Buoni postali usciranno dal calcolo dell’ISEE (o almeno si spera che finalmente la promessa venga mantenuta).
Cosa sapere sulla scadenza dei Buoni Fruttiferi di Poste Italiane
Poste Italiane propone diversi tipi di Buoni postali che si differenziano per rendimenti e durata nel tempo. Ci sono prodotti a breve-medio termine come i Buoni 3×2 con rendimento dell’1,50% e durata di sei anni e i Buoni a medio-lungo termine come il Buono Ordinario con durata 20 anni e rendimento alla scadenza del 2,25%.
Indipendentemente dal Buono acquistato bisogna ricordare la data di scadenza. Una volta superata, infatti, il prodotto diventerà infruttifero – significa che non si matureranno più interessi – e trascorsi dieci anni cadrà in prescrizione. I diritti dei titolari del Buono fruttifero, dunque, al rimborso del capitale e al versamento degli interessi si prescrivono dopo dieci anni dalla data di scadenza. Una volta prescritti i Buoni non si possono più riscuotere. Dove andranno a finire i nostri soldi?
Nello specifico, i Buoni postali emessi fino al 13 aprile 2001 e non riscossi si prescrivono in favore del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Quelli emessi dopo tale data e non riscossi saranno comunicati al MEF e l’importo sarà versato al Fondo istituito presso il Ministero. Per i Buoni dematerializzati, invece, non è prevista la prescrizione dato che alla scadenza vengono rimborsati automaticamente a favore del titolare con accredito sul conto corrente BancoPosta o sul Libretto di Risparmio Postale. Il consiglio per chi investe ora, dunque, è di sottoscrivere un Buono dematerializzato per non correre il rischio di far decadere il diritto al rimborso del capitale e degli interessi maturati.