Il traguardo della pensione a 64 anni sarà ancora raggiungibile nel 2025 ma con alcuni cambiamenti da conoscere che ridurranno la platea dei beneficiari.
Il pensionamento anticipato a 64 anni permette ai lavoratori di lasciare il mondo del lavoro con tre anni di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia ma a quali condizioni e, soprattutto, con quali rinunce?
Perché tante persone desiderano il pensionamento anticipato? Le motivazioni sono numerose. C’è chi svolge lavori faticosi fisicamente o mentalmente che diventano sempre più difficili da gestire superata una certa età. C’è chi svolge un’occupazione che non è quella desiderata e dunque non vede l’ora di abbandonarla. In altri casi il desiderio nasce da problematiche di salute e in altri ancora semplicemente dal fatto che si vuole viaggiare, dedicarsi alla famiglia e alle proprie passioni.
Se si considera che l’aspettativa di vita in Italia è di 81 anni per gli uomini e 85 per le donne si avranno a disposizione circa 14 anni senza lavoro uscendo a 67 anni dal mondo del lavoro ma bisogna considerare che si andrà sempre più avanti con l’età e che le forze diminuiranno. La stima degli anni in cui godersi realmente la pensione, dunque, è molto inferiore. Da qui la voglia di anticipare il pensionamento ma il Governo non è d’accordo. Costa troppo avere tanti pensionati, meglio che i cittadini rimangano a lavoro il più a lungo possibile.
Come andare in pensione a 64 anni nel 2025
La pensione anticipata contributiva è lo scivolo che permette a chi ha iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996 in poi il pensionamento a 64 anni di età avendo maturato minimo 20 anni di contributi. In più bisognerà raggiungere un assegno pensionistico di tre volte l’assegno minimo oppure 2,8 volte se di è lavoratrici con un figlio e 2,6 volte se si è donne con due o più figli. Queste le caratteristiche principali della misura nel 2024.
Dal prossimo anno ci saranno dei cambiamenti molto importanti che restringeranno la platea dei lavoratori che potranno andare in pensione a 64 anni nel 2025. Abbiamo accennato al limite minimo dell’assegno che già impedisce l’accesso allo scivolo a tanti lavoratori. Non è semplice raggiungere una pensione di oltre 1.600 euro. Ebbene, dal prossimo anno il requisito dell’importo aumenterà ulteriormente fino a 3,2 volte il minimo per tutti i lavoratori. Rimarrà fermo a 2,8 o 2,6 volte per le lavoratrici madri.
Un ulteriore cambiamento riguarda i lavoratori che hanno aderito a forme di previdenza complementare. Parliamo della possibilità di conteggiare il valore della rendita pensionistica integrativa per raggiungere la soglia minima di accesso alla pensione anticipata contributiva. Attenzione, questa agevolazione non sarà subito applicata. Bisognerà attendere un Decreto apposito che definisca le modalità di certificazione della proiezione della rendita.
Per sfruttare questa possibilità bisognerà aver maturato 25 anni di contributi effettivi (30 anni dal 2030) e non si potrà cumulare la prestazione con redditi da lavoro dipendente o autonomo (eccetto il lavoro autonomo occasionale entro i 5 mila euro) se non prima dei 67 anni. Rimarranno uguali, infine, gli altri requisiti generali dello scivolo ossia il limite massimo pari a cinque volte il trattamento minimo INPS (3.017 euro nel 2025) e la finestra mobile di tre mesi ossia il periodo di tempo che intercorre tra la maturazione dei requisiti e l’erogazione del primo rateo pensionistico.