Pensioni, ecco cosa succede se nel 2025 scegli Quota 103

Confermata anche per il 2025 la pensione anticipata con Quota 103. Ma converrà davvero scegliere questa misura? Vediamo tutto nei dettagli.

Dopo mille dubbi e tentennamenti, il Governo di Giorgia Meloni ha dato il via libera a Quota 103 anche per il 2025. Questa misura tanto discussa l’ha scampata ancora per un altro anno anche se non è ancora entrata nella rosa delle misure di pensione anticipata strutturali, cioè definitive.

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Pensioni, ecco cosa succede se nel 2025 scegli Quota 103 -(foto Ansa)- mamelipalestrina.it

Quota 103 ha preso il posto delle “cugine” Quota 100 e Quota 102. Chi opta per questa misura può uscire dal lavoro ad appena 62 anni anziché a 67 ma deve aver maturato almeno 41 anni di contributi. Un’opzione che, dunque, a conti fatti, si rivolge a coloro che hanno iniziato a lavorare a poco più di 20 anni, subito dopo il diploma.

In base ai dati dell’Inps a sfruttare questa misura, al momento, sono stati soprattutto i dipendenti del settore pubblico in quanto sono coloro che generalmente iniziano a lavorare prima e hanno una carriera piuttosto continua, senza periodi di disoccupazione o cassa integrazione.

L’Esecutivo, come anticipato, nonostante le tante perplessità ha deciso di dare il via libera a Quota 103 anche per il 2025. Ma siamo proprio sicuri che, nonostante il forte sconto anagrafico, convenga scegliere questa opzione? Nel prossimo paragrafo analizziamo nel dettaglio tutte le conseguenze di questa scelta.

Quota 103: ecco come funzionerà nel 2025

Nel 2025, accanto ad Opzione Donna, Ape sociale e Quota 41, ritroveremo anche Quota 103. Chi, dunque, il prossimo anno spegnerà 62 candeline sulla torta di compleanno potrà avvalersi di questa opzione per uscire prima dal lavoro. Vediamo, però, se conviene veramente oppure no.

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Quota 103: ecco come funzionerà nel 2025/mamelipalestrina.it

Non solo Quota 41, Ape sociale e Opzione donna: nel 2025 troveremo anche Quota 103 che, a differenza delle altre tre misure di pensione anticipata, si rivolge a tutti, a prescindere da invalidità o categoria lavorativa. Tutti, in pratica, possono decidere di sfruttare questa opzione per smettere di lavorare 5 anni prima rispetto alla legge Fornero.

Per fruire di Quota 103 è necessario avere almeno 62 anni e non meno di 41 anni di contributi. Dunque sembrerebbe molto vantaggiosa. Ma lo è davvero? In termini di assegno previdenziale no, non lo è per nulla. Infatti, dallo scorso anno, per mettere un freno alle troppe uscite anticipate dal lavoro, il Governo ha introdotto delle penalizzazioni per chi sceglie di beneficiare di Quota 103.

La prima penalizzazione riguarda l’importo dell’assegno Inps: chi opta per Quota 103 avrà un assegno interamente ricalcolato con il sistema contributivo e, quindi, potrà subire perdite anche del 30% ogni mese. Inoltre con Quota 103 l’assegno Inps non può mai superare di 4 volte l’importo del trattamento minimo e questo limite resterà in vigore finché una persona non avrà compiuto 67 anni.

La seconda penalizzazione, invece, riguarda la finestra di uscita, cioè il tempo che intercorre tra il raggiungimento dei requisiti e l’ottenimento del primo assegno Inps. I dipendenti del settore privato e i lavoratori autonomi dovranno attendere 7 mesi mentre i dipendenti pubblici dovranno aspettare almeno 9 mesi per vedere la loro pensione.

Quota 103: ecco perché conviene restare al lavoro

Via libera anche per il 2025 a Quota 103, misura di pensione anticipata che si rivolge a tutti i lavoratori: autonomi, dipendenti pubblici e privati.

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Quota 103: ecco perché conviene restare al lavoro/mamelipalestrina.it

Con Quota 103 è possibile uscire dal lavoro ben 5 anni prima rispetto alla Legge Fornero, cioè a soli 62 anni purché i contributi corrispondano almeno a 41 anni. Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, però, dal punto di vista economico scegliere questa misura non è molto vantaggioso in quanto si avranno penalizzazioni sull’assegno Inps e tempi di attesa molto lunghi.

In compenso che, pur avendo perfezionato i requisiti per fruire di Quota 103, deciderà di continuare a lavorare potrà beneficiare di un importante bonus: il Bonus Maroni. In pratica, grazie a questa agevolazione, il dipendente, fino al raggiungimento dell’età pensionabile, non dovrà più pagare la sua parte di aliquota Inps che, solitamente, corrisponde al 9,19%.

Questo 9,19% gli verrà versato ogni mese direttamente in busta paga. Di conseguenza chi rinuncerà a fruire di Quota 103 e opterà per il bonus Maroni avrà ogni mese uno stipendio più ricco di quasi il 10%.

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