In un’Italia sempre più anziana, il futuro previdenziale sembra appeso a un filo. Pochi scelgono la pensione complementare, e per molti la possibilità di una rendita integrativa di 295 euro al mese rischia di sfumare. Una situazione che solleva dubbi e preoccupazioni, soprattutto per le donne.
Viviamo in un Paese dove i pensionati superano di gran lunga i neonati, un dato che racconta non solo un problema demografico, ma anche una sfida economica e sociale. Eppure, nonostante i segnali allarmanti, molti lavoratori non si preparano adeguatamente al futuro.
La previdenza complementare potrebbe rappresentare una soluzione, ma è ancora poco sfruttata. Tra le giovani generazioni, l’adesione a un fondo pensione resta un’eccezione piuttosto che la regola, e le conseguenze si faranno sentire nei prossimi decenni.
La crisi del sistema previdenziale italiano
L’allarme arriva da Moneyfarm, che sottolinea come il rapporto tra pensionati e lavoratori stia diventando insostenibile. Nel 2023, i nuovi pensionati hanno superato i neonati: 519.879 contro 379.339. Questo squilibrio demografico mette a rischio il patto intergenerazionale su cui si basa il sistema previdenziale pubblico. L’aumento della speranza di vita, l’ingresso tardivo nel mercato del lavoro e la precarietà diffusa stanno aggravando la situazione.
Con la spesa pensionistica destinata a salire dal 15% al 17% del PIL nei prossimi quindici anni, il sistema pubblico potrebbe non essere più sufficiente. La previdenza complementare diventa quindi una necessità, ma pochi italiani sembrano coglierne l’importanza.
Perché pochi scelgono la previdenza complementare?
Secondo i dati, solo il 26% dei lavoratori italiani ha aderito a un fondo pensione. Tra questi, quasi il 28% non effettua versamenti regolari, risultando di fatto inattivi. Inoltre, l’utilizzo del TFR per alimentare la pensione integrativa è estremamente limitato: solo il 22% delle liquidazioni dal 2007 al 2023 è stato destinato a fondi pensione. La maggior parte dei lavoratori lascia il TFR nelle aziende o nel Fondo di Tesoreria dell’Inps.
Questa scarsa adesione è dovuta a una combinazione di fattori: mancanza di informazione, redditi bassi e una percezione di instabilità che scoraggia la pianificazione a lungo termine. Tuttavia, non agire oggi significa compromettere seriamente il proprio futuro economico.
Le difficoltà maggiori per le donne
Le donne italiane affrontano sfide ancora più complesse. Solo il 17% delle giovani tra i 30 e i 39 anni aderisce a un fondo pensione, e molte non riescono a garantire la continuità lavorativa necessaria per maturare una pensione adeguata. A partire dai 50 anni, il tasso di occupazione femminile crolla al 48%, contro il 69% degli uomini. Il divario retributivo e le carriere discontinue si traducono in pensioni più basse e una maggiore dipendenza economica.
Rendite insufficienti: cosa aspettarsi
Anche chi aderisce a un fondo pensione rischia di ottenere rendite deludenti. Con un versamento medio annuo di 2.004 euro, la rendita stimata al momento del pensionamento è di soli 295 euro al mese. Questo valore potrebbe sembrare insignificante, ma rappresenta un sostegno prezioso se integrato con altre fonti di reddito. La chiave, secondo gli esperti, è iniziare presto e contribuire con regolarità.
E tu, hai già iniziato a pianificare la tua pensione complementare? Forse è il momento di pensarci.