Reddito da lavoro e reddito da pensione possono fare cumulo? In altre parole: dopo la pensione è possibile rimettersi a lavorare? In alcuni casi assolutamente no e se l’Inps ci scopre dovremo restituire tutto.
In Italia le pensioni sono tra le più basse all’interno dell’Unione europea e gran parte degli anziani devono arrivare alla fine del mese con un assegno Inps che non supera i 1000 euro. Anzi: spesso non raggiunge nemmeno tale soglia. Davvero troppo poco visto l’attuale costo della vita nel nostro Paese.
Per questo, anche una volta usciti dal lavoro e andati in pensione, molti si vedono costretti a tornare a lavorare per arrotondare e arrivare alla fine del mese con un po’ più di tranquillità. Alcuni lo fanno non solo per se stessi ma, magari, anche per aiutare i propri figli che vorrebbero acquistare casa.
Altri ancora, semplicemente, lo fanno perché a restare a casa senza avere un’occupazione proprio non riescono e, quindi, preferiscono rimettersi a lavorare e, al tempo stesso, avere qualche soldo in più in tasca in caso di imprevisti o emergenze. Ma è possibile rimettersi a lavorare dopo essere andati in pensione?
Di solito sì: la vigente normativa in materia infatti, solitamente, non esclude questa possibilità e reddito da lavoro e da pensione possono fare cumulo senza problemi. Ma ci sono 3 casi in cui, invece, dopo la pensione è assolutamente vietato tornare a lavorare o si rischia di dover restituire tutto all’Inps.
Pensione: in questi 2 casi non puoi più tornare a lavorare
La vigente normativa in materia previdenziale non esclude che una persona, dopo la pensione, possa tornare a lavorare sia come lavoratore dipendente che come libero professionista ma ci sono tre casi in cui, invece, non è possibile e chi lo fa rischia grossi guai con l’Inps.
Chi accede alla pensione di vecchiaia ordinaria a 67 anni, anche dopo essere andato in pensione può benissimo tornare a lavorare sia come dipendente che come libero professionista. Stesso discorso per chi fruisce della pensione anticipata ordinaria che consente di lasciare il lavoro a qualunque età se i contributi corrispondono almeno a 42 anni e 10 mesi per gli uomini o a 41 anni e 10 mesi per le donne. Anche chi ha scelto Quota 41 dopo la pensione, se lo desidera, può tornare al lavoro.
Tale possibilità, invece, è assolutamente preclusa a chi ha optato per queste due misure: Ape sociale e Quota 103. Con Ape sociale è possibile accedere alla pensione a 63 anni e 5 mesi con almeno 30 anni di contributi. Questa misura si rivolge solo a: caregivers, disoccupati, lavoratori con invalidità pari o superiore al 74%, addetti a mansioni usuranti. L’assegno non può mai superare 1500 euro al mese.
Quota 103, invece, si rivolge a tutte le categorie lavorative e permette l’accesso alla pensione a soli 62 anni con 41 anni di contributi. In questo caso l’assegno viene interamente ricalcolato con il sistema contributivo e non può mai superare di 4 volte l’importo del trattamento minimo dell’Inps.
Chi sceglie di andare in pensione prima sfruttando Ape sociale oppure Quota 103, non può rimettersi a lavorare: ammesso solo il lavoro autonomo occasionale fino ad un massimo di 5000 euro all’anno. Questa limitazione, tuttavia, verrà meno quando il titolare dell’assegno Inps compirà 67 anni: a quel punto, se vorrà, potrà tornare a timbrare il cartellino.
Pensione a 64 anni: i nuovi limiti
Come visto nel paragrafo precedente chi sceglie di andare in pensione prima fruendo di Ape sociale o di Quota 103, non può poi tornare a lavorare né come dipendente né come libero professionista. Fino al raggiungimento dei 67 anni potrà, al massimo, svolgere un lavoro occasionale in forma autonoma e fino ad un massimo di 5000 euro all’anno.
Lo stesso limite, da quest’anno, sarà in vigore anche per coloro che sceglieranno di accedere alla pensione anticipata contributiva a 64 anni. Da quest’anno, coloro che non hanno contributi antecedenti al 1996, per andare in pensione a 64 anni anziché attendere fino a 67, potranno usare anche la pensione integrativa per raggiungere l’importo dell’assegno richiesto.
Tuttavia, se sceglieranno di usare anche la pensione integrativa, non potranno poi rimettersi a lavorare nel caso lo volessero: anche in questo caso sarà consentito solo il lavoro occasionale in forma autonoma fino a 5000 euro all’anno. Non solo: chi utilizzerà anche la pensione integrativa per andare in pensione a 64 anni dovrà aver maturato almeno 25 anni di contributi.
Chi, invece, accederà alla pensione a 64 anni solo con i contributi Inps senza ricorrere anche alla pensione integrativa non avrà alcuna limitazione: potrà tornare a lavorare se lo vorrà e potrà accedere alla pensione con solo 20 anni di contributi e non 25.