Nuova doccia fredda per i pensionati italiani: il bonus energia torna nelle casse dello Stato, ma a caro prezzo…
L’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha recentemente concluso un’attenta attività di verifica sui bonus bollette da 200 e 150 euro concessi nel 2022 ai pensionati. Questi aiuti economici erano stati introdotti per sostenere i cittadini di fronte al drammatico aumento dei costi energetici. Tuttavia, un comunicato del 7 gennaio 2025 ha svelato un dettaglio inatteso: non tutti coloro che hanno ricevuto il bonus ne avevano diritto.
Le indagini, condotte sulla base delle dichiarazioni fiscali del 2021 fornite dall’Agenzia delle Entrate, hanno evidenziato numerosi casi di inidoneità. I pensionati risultati privi dei requisiti saranno ora chiamati a restituire le somme percepite. Inoltre, il recupero avverrà tramite trattenute dirette sull’assegno pensionistico: una doccia fredda per moltissimi cittadini italiani in questo primo scorcio di 2025.
Il salasso “a sorpresa” per i pensionati che hanno usufruito del bonus energia
L’Inps ha già stabilito le modalità di recupero: a partire da giugno 2025, i pensionati coinvolti subiranno una trattenuta mensile massima di 50 euro sulla pensione. Per alcuni, queste decurtazioni potrebbero protrarsi per mesi, causando difficoltà economiche per chi si trova già in condizioni di fragilità. In alternativa, nei casi in cui non sia possibile operare le trattenute, l’Istituto invierà un avviso di pagamento tramite la piattaforma digitale PagoPA.
Le misure contestate erano state concepite per sostenere i pensionati con redditi personali imponibili Irpef 2021 inferiori a determinate soglie: 35.000 euro per il bonus da 200 euro e 20.000 euro per quello da 150 euro. Tuttavia, nonostante criteri apparentemente chiari, alcune incongruenze nel sistema hanno portato all’erogazione delle somme anche a chi non ne aveva diritto.
Perché è stato necessario attendere così tanto per rilevare l’errore? L’Inps ha attribuito i ritardi a difficoltà tecniche nell’incrocio dei dati e a limiti nelle verifiche iniziali. E tutto ciò oggi si traduce in un onere pesante per molti pensionati. Va da sé che la notizia ha sollevato non poche polemiche. “Trovarsi di fronte a una restituzione anni dopo l’erogazione del bonus è ingiusto,” affermano alcune associazioni di categoria, che chiedono una revisione dei metodi di recupero per non gravare ulteriormente sui pensionati già in difficoltà. Certo è che questa vicenda accende i riflettori sull’importanza di una maggiore trasparenza e accuratezza nella gestione delle misure di sostegno.