L’Europa spinge sul pedale dell’acceleratore: le nostre case devono essere più “green”, più sostenibili. Ma per le nostre tasche la spesa potrebbe essere tutt’altro che sostenibile.
Il futuro è green. Deve esserlo: non abbiamo altra scelta! E se mai ce lo dimenticassimo, ci pensa l’Unione europea a ricordarcelo con tutta una serie di divieti e obblighi. Oltre alle auto, alla raccolta differenziata e alle scelte alimentari anche le nostre case dovranno adeguarsi. E anche in fretta.
E’ fuori di dubbio che da anni viviamo in modo un po’ troppo inconsapevole e abbiamo progressivamente aumentato il peso della nostra impronta sul Pianeta. La Terra, però, non ci sta più e ora ci presenta il conto per ricordarci da un lato che le sue risorse non sono illimitate e dall’altro che ad ogni azione corrisponde una reazione.
I cambiamenti climatici in atto sono colpa nostra? Forse no ma sicuramente emissioni e inquinamento in larga misura lo sono. Ed ecco che allora urge intervenire. Gli interventi, come anticipato sopra, non riguarderanno solo la raccolta differenziata o la scelta di cosa mettere nel piatto ma anche le nostre abitazioni.
Milioni di famiglie saranno obbligate ad apportare modifiche alle loro case e queste modifiche non saranno di poco conto soprattutto se si tratterà di fare un salto di 2 o 3 classi energetiche. Insomma la rivoluzione green, fatta in nome della sostenibilità ambientale, rischia di non essere sostenibile per le nostre tasche.
Direttiva case green: ecco cosa cambierà a breve
L’Europa procede spedita verso la rivoluzione green e uno dei passi più importanti, in tal senso, sarà migliorare l’efficienza energetica delle nostre abitazioni con interventi massicci che comporteranno ingenti spese per le famiglie. Migliaia di persone potrebbero essere messe in ginocchio dalle direttive Ue.
La direttiva case green prevede che entro il 2030 tutti gli edifici di tutti gli Stati membri dell’Unione europea siano almeno di classe E ed entro il 2033 almeno di classe energetica D. L’obiettivo, come spiegato, è migliorare l’efficienza energetica degli edifici che, ad oggi, secondo le stime, sono responsabili di circa il 36% del totale delle emissioni di gas serra.
Iniziativa certamente lodevole ma bisogna anche tenere conto delle differenze di ciascuno Stato. All’interno dell’Unione europea ci sono Stati con storie e patrimoni artistici e museali completamente diversi tra loro. In Italia, ad esempio, la maggior parte degli edifici sono molto vecchi e sono ancora di classe F o addirittura G.
Per migliorare l’efficienza energetica sono necessari interventi massicci come l’installazione di sistemi di isolamento termico, la sostituzione degli infissi e l’adozione di caldaie a condensazione o sistemi di riscaldamento a pompa di calore. Tutto questo, secondo i primi calcoli, porterà ad una spesa non inferiore a 10.000 euro a famiglia ma in molti casi si potrà arrivare anche a 50.000 euro e per case di grandi dimensioni persino oltre.
Cifre insostenibili per la maggior parte degli italiani già pesantemente messi alla prova dai rincari sulle rate del mutuo e bollette di luce e gas e dai rialzi sui generi alimentari. Per questa ragione l’Unione europea starebbe valutando la possibilità di posticipare l’entrata in vigore di alcune direttive. Non solo: si sta discutendo in merito all’ introduzione di un fondo comune per finanziare i lavori di adeguamento. Grazie a questo fondo la spesa per i lavori di miglioramento dell’efficienza energetica non ricadrebbero interamente sulle spalle delle famiglie.