Puoi accedere alla pensione quest’anno? Forse ti conviene aspettare: uscire dal lavoro proprio nel 2025 non è una buona idea, avrai un assegno Inps molto più basso.
Per accedere alla pensione di vecchiaia è necessario avere almeno 67 anni di età e almeno 20 anni di contribuzione. Le regole per la pensione di vecchiaia ordinaria non sono state modificate dalla legge di Bilancio 2025: la legge Fornero non è stata cancellata e potrebbe farci compagnia ancora a lungo.
Dunque, facendo due rapidi conti, chi è nato nel 1958 dovrebbe poter accedere alla pensione proprio quest’anno in quanto quest’anno spegnerà proprio 67 candeline sulla torta di compleanno. Ma non solo: quest’anno potranno andare in pensione anche coloro che matureranno i requisiti per la pensione anticipata ordinaria o per Quota 103.
La prima misura permette di andare in pensione a qualunque età purché i contributi maturati siano pari almeno a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne. Con Quota 103, invece, si può accedere alla pensione a 62 anni con almeno 41 anni di contributi.
Tuttavia, anche se maturerai quest’anno i requisiti per smettere di lavorare, sappi che andare in pensione proprio nel 2025 non ti conviene in quanto, a causa di una piccola modifica, riceverai sicuramente un assegno più basso di chi, a parità di condizioni, è uscito dal lavoro nel 2024.
Andare in pensione nel 2025 decisamente non è conveniente. Molte persone non vedono l’ora di perfezionare i requisiti necessari proprio per poter smettere di lavorare e godersi tempo libero e famiglia ma chi andrà in pensione quest’anno sarà fortemente penalizzato.
E’ stata apportata una “piccola” ma significativa modifica che rende poco vantaggioso andare in pensione nel 2025: sono stati abbassati i coefficienti di trasformazione. Per chi non lo sapesse, i coefficienti di trasformazione sono numeri che vengono “abbinati” all’età anagrafica di uscita dal lavoro e che vengono moltiplicati per il montante contributivo, cioè l’insieme dei contributi che una persona ha versato durante tutti gli anni di lavoro.
In pratica l’importo dell’assegno pensionistico che un lavoratore andrà a ricevere ogni mese dipende dal risultato della moltiplicazione tra tutti i contributi versati e il coefficiente di trasformazione che aumenta con l’aumentare dell’età anagrafica. Di conseguenza, se il coefficiente di trasformazione è stato abbassato, il risultato di questa moltiplicazione sarà più basso e una persona si ritroverà con un assegno mensile più basso.
Pertanto una persona che, nel 2025 andrà in pensione a 67 anni e con 20 anni di contributi, a parità di età, contributi e stipendio, riceverà un assegno più basso di chi ci è andato nel 2024. Stesso discorso, naturalmente, anche per chi accederà alla pensione con misure come Quota 103 o la pensione anticipata ordinaria o altre ancora.
Che fare? Naturalmente non si può restare a lavorare all’infinito aspettando che i coefficienti di trasformazione vengano nuovamente aumentati. Chi sceglie di accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria o alla pensione anticipata ordinaria, in ogni caso, anche dopo la pensione, se vuole, può rimettersi a lavorare per arrotondare. Opzione preclusa, invece, a chi accede alla pensione con misure come Quota 103 o Ape sociale.
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